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SOS: Italiano lingua in via d'estinzione

Aggiornamento: 19 mag 2019

All'attenzione dell'Onorevole Ministro Marco Bussetti,

All'Attenzione dell'Accademia della Crusca,


Nonostante lo spagnolo sia parlato da 500 milioni di persone (lingua ufficiale in 21 paesi oltre a Unione Europea e Nazioni Unite), questa lingua mantiene forte la sua identità grazie alla costante attività della Real Accademia Spagnola la cui missione principale è "vegliare perché i cambiamenti che sperimenta la Lingua Spagnola nel suo costante adattamento alle necessità di chi la parla non spezzino l'essenziale unità che mantiene in tutto l'ambito spagnolo".


Che cosa sta succedendo invece all'italiano?




Sta diventando un pidgin a base inglese (come mi insegnate voi un pidgin è un codice semplificato nato per soddisfare limitate esigenze di comunicazione relative a situazioni di commercio o di colonizzazione. Si tratta di lingue semplificate, sia nel lessico – la cui matrice è costituita dalla lingua di maggior prestigio, detta lessificatrice – nel nostro caso l'inglese - sia nella struttura morfosintattica – la cui matrice è costituita dalla lingua di minor prestigio.


Che cosa possiamo fare? Per esempio potremmo adottare quello che è l'approccio spagnolo all'anglicismo. Se vogliamo evitare l'estinzione della lingua italiana (che assume ogni giorno di più la fisionomia del broccolino) c'è bisogno di un intervento risolutivo della Crusca.


COMPITI per voi:


- ESERCIZIO DI STILE PER combattenti ITALO-FONI/FILI di ogni età: DS, Ispettori, Formatori, Prof., Con-correnti, familiari, colleghi, amici, conoscenti, studenti (Antonio Zoppetti, Giulio Mainardi e Gabriele Valle, Giorgio Cantoni, Giampaolo Donini, Marco Grosso, Paolo Matteucci)...


Una sfida: proviamo a scrivere un "giuramento" sul modello ippocratico da proporre a ogni italofono al compimento dei 18 anni.



Che cosa fa lo spagnolo a differenza dell'italiano?


Qui di seguito qualche esempio concreto.




CASO N. 1: trova la traduzione castigliana;


Ad esempio:



  • "Ordenador vs Computer"

  • "Hombre araña vs Spiderman"

  • "Perrito caliente vs Hot dog"

  • "Locutorio vs phone center"

  • "Ratón vs mouse"




CASO N.2: trascrive il fonema dell'inglese usando il corrispondente grafema spagnolo (rispettando quindi la natura dello spagnolo che come l'italiano è una lingua trasparente).


Ad esempio:

  • "Güisqui vs Whisky"

  • "Champú vs Shampoo";

  • "Hamburguesa vs Hamburger"

  • "Espiderman - pronunciato come si scrive - vs Spiderman (pronunciato spaidermen)






MA NOI CHE COSA POSSIAMO FARE?


Mentre aspettiamo una presa di posizione risolutiva da parte dello Stato, che cosa possiamo fare?



A) Cercare la parola italiana (il caso dello spagnolo ratón-mouse; ordenador-computer)


B) In caso la parola italiana non esistesse (anche se ne dubito, per sicurezza, controllate MEGLIO qui), abbiamo tre possibilità:

  • 1) Leggere la parola straniera così come si scrive (ascolta come si pronuncia ad esempio la parola iceberg in spagnolo): in italiano: ICE (come l’agenzia) e BERG.

  • 2) Scrivere la parola straniera così come la pronunciamo: amburgher, aisberg; sciampo, uischi...

  • 3) La parola è: Smoching? Futing? Biuticheis? In questo caso in inglese non esistono, sono parole italiane. (Altre parole che sembrano inglesi ma in realtà abbiamo inventato noi? eccole qui);




- ALTRI DUE SPUNTI per una riforma ortografica...




























Qui una proposta interessante

La lingua dello Stato. Si predica con l’esempio. È inaccettabile che una legge approvata dal Parlamento rechi, nel titolo breve, il nome di stalking. Sembra uno scherzo che, nell’esame di maturità del 2009, una delle tracce del tema d’italiano si intitolasse: Social network, internet, new media. I poteri pubblici dovrebbero imporre ai loro funzionari di comunicare con chiarezza nella lingua nazionale; dovrebbero fare in modo che gli enti statali non abusassero degli anglicismi nei loro documenti; dovrebbero trasformare la televisione pubblica in un modello idiomatico di prestigio; dovrebbero obbligare i controlli tecnici sulla qualità degli apparecchi importati a estenderla sui manuali che li spiegano; dovrebbero stanziare più risorse alle accademie e proporre ai privati di finanziarle.

(ALTRI DUE SPUNTI PER L'ACCADEMIA DELLA CRUSCA)


NOTA AL MARGINE: la A di Apple in tutto il mondo anglofono si pronuncia come una A (AAAAAAApple) non come una E (NON EEEEEEEpple)


Se proprio non ci piace dire Aaaaapple mettiamoci d'accordo e chiamiamo gli Apple i "MELA", che è anche più bello.







ESTRATTO DA: https://diciamoloinitaliano.wordpress.com/2019/05/13/appelli-alla-crusca-e-traducibilita-di-anglicismi-come-know-how/

DI ANTONIO ZOPPETTI

La filosofia linguistica dominante nel nostro Paese ha un approccio descrittivo della lingua, più che prescrittivo/normativo. In altre parole, dopo secoli di purismo, la tendenza è quella di osservare come la lingua evolve senza intervenire, rinunciando sempre più all’idea di correggere, di prescrivere cosa è giusto e cosa è sbagliato, e davanti a questa prospettiva “osservatrice” e non interventista poi succede che i mezzi di informazione equivochino le cose traducendo questo approccio in titoloni semplicistici come “la Crusca sdogana scendi il cane” e simili. Ma di fronte all’inglese, bisognerebbe forse recuperare un po’ di normativismo e puntare maggiormente a una sintesi tra descrizione e prescrizione che permetta all’italiano di evolvere senza perdere la propria identità. Il liberismo linguistico ben sintetizzato da Gian Carlo Oli per cui la lingua non va difesa, ma va studiata, ha fallito. Ci sta portando verso l’itanglese e la regressione dell’italiano. Le pressioni esterne della globalizzazione, anche linguistiche, vanno contrastate, non aiutate dall’interno da una classe dirigente e da intellettuali che vedono nella cultura e nella lingua inglese il punto di riferimento. L’italiano ha bisogno di essere tutelato, perché da solo non ce la fa, senza snaturarsi.
Purtroppo non si vede nulla di istituzionale all’orizzonte (almeno di serio). Davanti all’abuso dell’inglese nascono al contrario tante iniziative private tra loro scollegate.
Penso agli scioperi della fame di Giorgio Pagano. Penso all’iniziativa “Dillo in italiano” di una pubblicitaria come Annamaria Testa che nel 2015 ha raccolto 70.000 firme e che ha portato alla costituzione del Gruppo Incipit, che però non basta. Penso al “foro Cruscate”, fondato dal professor Marco Grosso e da Paolo Matteucci, matematico e fonetista, che da anni è attivo nella lotta contro il morbus anglicus con una comunità di utenti che discutono di traducenti con enorme rigore e competenza. Penso a Gabriele Valle e al suo sito e libro Italiano Urgente che invita a seguire i modelli delle alternative agli anglicismi che si adottano in Spagna. Penso a un traduttore come Giulio Mainardi che ha messo in rete il proprio “Dizionarietto di traducenti”. Penso a un avvocato come Maurizio Villani che ha denunciato e raccolto gli anglicismi che si moltiplicano nei documenti fiscali rivolgendosi con una petizione al Gruppo Incipit. Penso a una professoressa come Giuliana Della Valle, una mamma di quattro figli che ha deciso di aprire un sito e lanciare il suo appello alla Crusca e all’onorevole Marco Bussetti.
Di appelli come questi ce ne sono anche tanti altri, ma forse non andrebbero rivolti alla Crusca, ma alla politica. E tutti questi tentativi di creare sostitutivi che possibilità hanno di entrare nell’uso, se manca una politica linguistica che li possa diffondere?
Creare alternative a tavolino è “un simpatico ma infruttuoso gioco di società”, per riprendere le parole di Claudio Giovanardi. Come dargli torto?
Senza un progetto più ampio che abbia al centro la tutela del nostro patrimonio linguistico la traduzione non ha alcun senso pratico. E se la Crusca non incarna questo ruolo lo dovrebbe incarnare lo Stato, oppure proprio lo Stato dovrebbe investire ufficialmente la Crusca di questo compito.
Per arginare l’avanzata dell’inglese e la regressione della lingua italiana, in questo momento storico, l’unica via che mi pare praticabile è un movimento dal basso, che unito, abbia la forza di chiedere alla politica e alle istituzioni un intervento concreto, dall’alto, per la tutela e la promozione del nostro patrimonio linguistico. Come avviene nei Paesi a noi vicini.
È questo il senso della comunità Attivisti dell’italiano. (ANTONIO ZOPPETTI)



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