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Epilogo reale episodio 2 (confronto maestre)

Aggiornamento: 13 apr 2019

Ovvero: dell’importanza di una riflessione sui problemi ontologici che presenta la comunicazione “in sé” a partire dai primi gradi di istruzione per prevenire il contenzioso tra adulti.


Il giorno seguente all’invio della mail sullo "studio di caso di scuola" volevo assicurarmi che fosse chiaro alle maestre il fatto che reputassi il confronto tra colleghe assolutamente positivo e rimanessi sempre a loro disposizione; la mia unica “perplessità” - che avrebbero trovato esposta nello studio di caso- era strettamente normativa: un confronto informale era opportuno che non si svolgesse in una sede istituzionale. Approfittando del fatto che mi trovavo a scuola per l’uscita di mio figlio mi sono presentata e ho salutato la maestra sulla porta della scuola alla presenza di genitori e colleghi, una delle quali che ha assistito da vicino all’intero scambio. Dopo essermi presentata ho chiarito la ragione sottesa alla (non) opportunità di un nostro incontro sottolineando la mia massima disponibilità al di fuori del contesto istituzionale.


EPILOGO REALE:

Dalle affermazioni che ha fatto la collega ho dedotto che 1) non avesse ancora letto la mail; 2) mi stesse rispondendo confondendomi con un’altra persona e un altro caso riguardante grosso modo un caso analogo.

L’ho quindi gentilmente salutata facendole notare che stavamo parlando di fatti diversi, che avrebbe capito dopo la lettura della mail di che cosa stavo parlando e che ribadivo la mia disponibilità per un confronto eventuale in futuro.

La vicenda è finita qui.


SULL’IMPOSSIBILITÀ DI UNA VERA COMUNICAZIONE

Ma anche nel caso (ipotetico) in cui la Maestra si fosse stata riferendo con le Sue parole allo stesso caso... (cosa che in realtà non è avvenuta)

Quante traduzioni con relativa perdita di significato sarebbero intercorse tra il primo colloquio tra Maestre e Madre e l' interazione immaginaria della Prof.chestudia con la Maestra?


Contiamole: LE MAESTRE hanno 1) - al colloquio con la Madre tradotto i loro pensieri - non verbali- in parole (verbali) (prima traduzione (da linguaggio non verbale a linguaggio verbale - problemi: il vocabolario del pensiero e quello della parola non combaciano, o almeno non combaciano perfettamente); 2) creazione di un discorso “coerente” che rifletta per quanto possibile i due pensieri delle Maestre (ulteriori perdite di significato/riaggiustamenti - seconda traduzione); La MADRE HA: 3) ricevuto le parole delle Maestre (terza traduzione data dalla ricezione che difficilmente sarà completa - perdite);4) tradotto nuovamente le parola recepite in pensiero (quarta traduzione… -perdite, modifiche ); 5) Ritradotto il pensiero in parole da comunicare alla Prof. che studia (quinta traduzione)la quale ha dovuto nuovamente 6) recepire il messaggio (sesta traduzione), 7) immagazzinarlo come pensiero (settima traduzione) 8) trasformarlo in uno studio di caso (ottava traduzione) 9) mandarlo perché fosse recepito (nona traduzione) dagli interlocutori dello “studio di caso”; 10) tradotto nuovamente dagli interlocutori in pensiero (decima traduzione);

- per arrivare alla trascrizione che trovate nel post, abbiamo avuto:

- un undicesima traduzione: Maestra traduce da pensiero derivante da lettura mail Prof. a parola;

- una dodicesima traduzione: la Profchestudia riceve il messaggio;

- una tredicesima traduzione: la Prof. converte in pensiero la parola ascoltata;

- una quattordicesima traduzione: la Profchestudia da pensiero a parola nuovamente, eccola qui:

Quanti passaggi bastano a stravolgere l’essenza di una frase nel noto gioco “telefono senza fili”? Uno solo; già la prima ricezione può essere compromessa (come ci insegna Montale con il celebre esperimento)

 
 
 

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