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Internazionale - post in fieri

Mi piacerebbe invitare i numerosi amici, colleghi, conoscenti che hanno studiato/insegnato sia in Italia che all'estero a condividere in questo spazio virtuale qualche riflessione, commento, impressione di tipo comparativo sulla loro esperienza.

Sarebbe una risorsa impagabile per la Scuola italiana tutta.

Grazie!


Vi aspetto




Lucas Mouléne ricercatore a cavallo tra la Normale e la Sorbona, sarebbe un onore se te la sentissi di aprire questa nuova rubrica. Alcuni studiosi* definiscono la struttura scolastica italiana come "amorfa", un'organizzazione nella quale è impossibile un miglioramento organico: i singoli Docenti possono apprendere e crescere nel tempo ma l'Istituto Scolastico non riesce a memorizzare e capitalizzare le esperienze dei suoi operatori. La mia domanda è: sarebbe realizzabile a tuo avviso in Italia qualcosa di analogo all'esperienza del Il Lycée Louis-le-Grand/Lycée Henri IV?



Incentivare (ecco, innanzitutto capire come fare sarebbe già un primo passo) i Docenti per garantire quella continuità che trasformi anche la scuola in un organismo al quale si possa applicare il famoso aforisma dei nani e dei giganti: la nuova leva di insegnanti come nani seduti sulle spalle dei giganti di chi li ha preceduti la cui eredità smetta di essere gettata al vento.


Grazie e spero di leggerti presto su questo diario di riflessioni sulla scuola.




* Nell'ottima sintesi del Prof. Antonello Giannelli (della Prof.chestudia evidenziature in grassetto e sottolineature):

"Si devono al compianto Prof. Piero Romei, docente di Teoria dell’Organizzazione presso l’Università di Bologna, numerosi e ancora attuali studi sulle caratteristiche organizzative delle istituzioni scolastiche. Nel suo volume La qualità nella scuola (McGraw-Hill, 1991) è presente una disamina molto interessante dell’organizzazione scolastica e delle sue dinamiche interne. Secondo Romei, gli studi compiuti sulla realtà delle scuole consentono di attribuire, agli insegnanti che ne costituiscono il corpo professionale, alcuni tratti culturali caratteristici:
1) Individualismo, determinato dal fatto che essi possiedono competenze disciplinari sostanzialmente autosufficienti rispetto alle altre «materie» e che godono di ampia insindacabilità del lavoro svolto nelle classi, data l’elevata imprevedibilità delle dinamiche di classe.
2) Acuta consapevolezza della natura essenzialmente qualitativa e densa di implicazioni etico-valoriali del loro lavoro, dal che discende la radicata convinzione di non verificabilità dei risultati ottenuti, in uno con l’estrema riluttanza a raffrontarsi con altre realtà organizzative.
3) Autoreferenzialità, in quanto l’insegnante risponde di ciò che fa solo alla propria coscienza ma non all’esterno, né ai colleghi né, tantomeno, agli «utenti» destinatari del proprio lavoro. Ciò conduce all’impossibilità di «sanzionare» il cattivo insegnamento e di «premiare» quello buono[ 47].
4) Attenzione estrema–in apparente contraddizione con le precedenti caratteristiche–al «cerimoniale» e cioè agli adempimenti burocratico-formali a cui sono tenuti, gli unici sottoponibili a controllo esterno ed eventualmente sanzionabili.
5) Abitudine ad essere «garantiti» socialmente, normativamente ed economicamente dall’appartenenza ad una istituzione pubblica.
L’assenza–o, meglio, la scarsa rilevanza–di strutture formali articolate e di esplicite procedure di produzione del servizio didattico offerto spinse Romei ad affermare che una istituzione scolastica è una struttura «amorfa» e, di conseguenza, in essa è impossibile realizzare l’apprendimento organizzativo. I singoli docenti, naturalmente, possono apprendere e migliorare, nel tempo, la loro professionalità ma l’istituto scolastico, nel suo complesso, non riesce a memorizzare e capitalizzare le esperienze dei suoi operatori. Questo assetto–che potremmo definire culturale più che organizzativo–rende le scuole sostanzialmente (e salvo lodevoli eccezioni) strutture «immobili, conservatrici, tendenti a dare sempre le stesse risposte anche in presenza di problemi e di istanze nuove». Le innovazioni, quando ci sono, «sono di norma il frutto di iniziative volontaristiche, legate alle persone specifiche, che non diventano patrimonio di esperienza dell’intero sistema organizzativo in quanto tale».
La riflessione è particolarmente degna di nota e dovrebbe essere ben assimilata da ogni dirigente e da chi aspira a diventarlo: le norme legislative, per quanto innovative, non hanno sufficiente capacità di indurre i mutamenti necessari nella cultura organizzativa e nei comportamenti professionali[ 48]. È sempre necessaria, a tal fine, un’evoluzione culturale dei soggetti coinvolti. (...)
[47] Alla luce delle polemiche che hanno accompagnato l’introduzione, per effetto della legge 107/ 2015, del «bonus», le parole di Romei sembrano altamente profetiche.
[48] Per non andare troppo lontano nel tempo, si pensi alle vicende relative all’introduzione della legge 107/ 2015; volendo andare più lontano, si pensi alla stessa autonomia scolastica, rimasta per molti versi lettera morta.

​


Approfitto della citazione per ringraziare il Presidente dell'ANP per l'estrema chiarezza unita a profondità di contenuti dei suoi testi. In un sondaggio informale nel gruppo dei DS in rete... questo il risultato: per moltissimi di noi è il suo manuale il salvagente per provare a rimanere a galla nel mare-magnum del concorso. Grazie.










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