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Discorsi da Bar per aspiranti DS

Aggiornamento: 3 mag 2019

 Mi stavo chiedendo... in sede d’esame… la riflessione sul fatto che lo "studio di caso in realtà sia solo uno studio su un "meta-caso", visto che il caso che andrebbe analizzato è la situazione dell'esame in sé, che è reale..”  Forse è meglio non farla proprio, che dice? ;-) 

Anche se potrebbe essere un dibattito interessante.

Che cosa succederebbe se in sede d'esame il candidato cercasse di risolvere il vero “studio di caso”: cominciasse ad analizzare vari aspetti del concorso. (no, non si preoccupi, periodo ipotetico dell'irrealtà)

Perché in un'occasione così importante non si possono seguire i criteri fondamentali che devono regolare tutte le nostre relazioni interpersonali? (trasparenza- libertà); non trova che sarebbe più coerente con quanto leggiamo tutto il giorno non dover fingere di essere altro rispetto a quello che siamo e sentire la libertà di pensare, di parlare, di confrontarci? Ma sicuramente faremmo perdere tempo alla commissione..





Ma non Le sembra un ossimoro? Parliamo di complessità della società e in un’occasione dove tale complessità dovrebbe essere presente al massimo grado ci dobbiamo scusare della riflessione? Non siamo mica in un ufficio postale dove l’efficienza si valuta con la velocità! Un esame del genere in linea teorica dovrebbe essere un elogio della complessità e della lentezza, ghiaccio bollente riassumere la società liquida in dieci punti! 

La situazione dell'orale se ci pensa è unica: da una parte è un momento di vita: sta avvenendo, è un’occasione vera di arricchimento, di confronto; è il vero caso da risolvere, il problema. 

dall’altra c’è il meta esame: la finzione. La risoluzione fittizia, romanzata di un caso estratto.

Mi chiedo qual è la situazione vitale più importante? – se la risposta fosse, la vita vera, giocherebbe a nostro favore una riflessione a tutto tondo sull'esame in sé. 

o forse, sbaglio, l’occasione vitale più importante è il caso fittizio, il caso nel caso ?, quello che dovremo sorteggiare ed esporre e da cui dipenderà l’esito di questo esame? 

Come ha scritto Lei, saremo davanti ad una commissione d’esame, quindi un organismo di amministrazione dello stato MA AL TEMPO STESSO che, proprio per il suo essere una commissione d’esame, rappresenta l’istituzione scolastica RISPETTO ALLO STATO. 

Queste due funzioni non possono essere in contraddizione tra loro. Non si può parlare nel metacaso di importanza della creatività, senso critico, pensiero profondo, capacità di riflettere, innovazione, transculturalità, interculturalità, efficienza ed efficacia... 

E poi nel caso vero, nel problema, (che è l’esame che stiamo vivendo) sia vietato farlo!

Persone che stimo, che lavorano come funzionari dello stato mi hanno dato i seguenti consigli...



1) MICA VORRAI PORTARTI DIETRO IL MANUALE...



"ASPIRANTI DS IN RETE, UNITI PER VINCERE" e  nel caso un commissario ne fosse incuriosito e ti chiedesse informazioni... mica penserai di parlare dell'esperienza????

"Certo che lo vorrei fare!"



Scusi, Quali sono le potenzialità più importanti per un DS in sintesi? La letteratura sul tema più o meno è concorde nel sintetizzarle con: "capacità di comunicazione orale, di stabilire relazioni interpersonali e di lavorare in team". Queste capacità, non sono tutte racchiuse nell'attività di coordinamento del bigino? Perché dovrei nasconderle? Vergognarmene se sono proprio quelle che la commissione dovrà valutare?

LA CREATIVITÀ È AMMESSA SOLO NELLO STUDIO DI CASO; va bene solo per l'IMPOSTAZIONE TEORICA: COME MI PUOI DIRE DI NON PORTARE IL FRUTTO DELLA MIA CREATIVITÀ E DELLE MIE CAPACITÀ AD UN ESAME DOVE SI VALUTANO GIUSTO QUESTI DUE REQUISITI?

Poi capisco che NON SE NE TENGA CONTO, ma che mi venga detto di NON PORTARLO perché verrebbe VALUTATO IN MODO NEGATIVO mi sembra una contraddizione in termini.

il vero caso di questo esame non è la domanda che dovremo sorteggiare ( il meta-caso): è vedere nella realtà come si gestisce una problematica; ma questo non è possibile nemmeno immaginarlo nello scenario concorso. E ci chiediamo: valori di apertura, interculturalità, creatività, innovatività sono qualcosa di reale nella scuola italiana o solo parole, solo fumo se in un concorso di questo tipo sarebbe fuori luogo anche solo la richiesta di poter condividere una riflessione?


2) ALTRI: " mi raccomando, SOLO LE LORO DOMANDE, RICORDA! NIENTE OSSERVAZIONI PERSONALI, SEI A LORO DISPOSIZIONE, DI TE NON INTERESSA, DEVI SOLO FAR VEDERE LORO QUELLO CHE SAI"




Non dico di no, che non sia giusto; risponderò allo studio di caso “romanzato”, fittizio e alla domanda teorica per quanto potrò fare; e se non riuscissi sarebbe giusto non superare l’orale; ma consigliarmi di annullare la mia individualità, specificità, talento mi sembra in netta contraddizione con quanto studiato nella teoria.


L’orale di questo concorso, esserci arrivati, di per sé costituisce un CASO unico; e una prospettiva innovativa, critica, e di miglioramento sullo svolgimento dello stesso esame non dovrebbe (al limite) non influire affatto? Ma addirittura condizionare negativamente...

Ho comprato un manuale di un Suo collega; senza ironia lo trovo molto chiaro nella forma e profondo nei contenuti...

Insomma, questo manuale nonostante si veda che l'ha scritto una persona che sa il fatto suo... dà il seguente consiglio pratico che annulla il messaggio di anni e anni di tentativi di riforme per far sì che i principi teorici diventino sentire comune… riporta il seguente consiglio: 

“Sbagliare outfit significa accumulare uno svantaggio del 50% e il candidato farà una fatica doppia per recuperare la valutazione iniziale negativa. Attenzione quindi a evitare tutti gli eccessi. Niente completi eleganti, ma neanche abiti trasandati. È meglio evitare i colori troppo accesi, gli accessori sgargianti e abiti corti (gonne o pantaloni) o attillati. Opportuno, invece, avere un aspetto curato con capelli puliti e barba fatta, trucco sobrio (no rossetto rosso) ed eventuali tatuaggi coperti. La giacca su gonna o pantaloni può essere una valida soluzione, ma è importante non sentirsi impacciati, quindi possono andare bene anche un abito intero o camicia e cardigan per le donne e un completo spezzato per gli uomini, adeguando lo stile personale all’occasione.”

E io che volevo andarci con rossetto rosso, tubino rosso e perle! Sinceramente (con buona pace delle femministe, non mi prenda in parola ovviamente, ma so che Lei ha senso dell’umorismo) credo che tubino, tacco 12 e rossetto potrebbero/avrebbero potuto fare più delle quote rose. 

E quindi… PERCHÉ NO? 



Andai tempo fa ad una conferenza di Sgarbi: “la bellezza è costituzionale”? o “la costituzione è bella”? Unire l’articolo 1 all’articolo 9: (Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione)

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro… ) "La Repubblica italiana riconosce la bellezza quale elemento costitutivo dell’identità nazionale, la conserva, la tutela e la promuove in tutte le sue forme materiali e immateriali: storiche, artistiche, culturali, paesaggistiche e naturali; l’identità dell’Italia sta nella bellezza. 

Il vestito può piacere o no; de gustibus; ma l’abbigliamento non rientra di certo nelle competenze richieste dal profilo. E un vestito che mi metterò/potrei mettermi sarà oggettivamente bello, al di là che possa o non opossa piacere, un’opera d’arte creata da un artista italiano come potrebbe influenzare NEGATIVAMENTE l'esito della performance per essere "troppo" elegante "troppo" appariscente? . Perché svilirsi? Perché uniformarsi? Perché nascondere la nostra identità e particolarità?

Ho chiesto nel gruppo "Concorso DS 2017" se si potrà scegliere l'ordine delle domande (non le domande, solo l'ordine in cui rispondere)

non si può nemmeno domandare a noi stessi una cosa del genere. Non si può né fare né chiedere. Abbiamo letto fino alla nausea parole come: efficacia, efficienza, trasparenza… Poi, si ha l'idea di proporre DI PROPORRE un piccolo aggiustamento per essere più efficienti e quindi efficaci, per economizzare tempo e mi viene detto: che nemmeno si può presentare l'idea di voler proporre una variazione (non sostanziale). Quindi, in un colloquio in cui si valuta la capacità del candidato riflettere criticamente, di innovare, di apportare creatività, un altro sguardo se questa stessa capacità venisse realmente fuori non aiuterebbe ma anzi, ostacolerebbe.




La Scuola mi sembra che per dei versi sia ipocrita, schizofrenica, incoerente con se stessa.

Nei discorsi: elogio della personalità, creatività, individualità, valorizzazione dei vari talenti...


Nella realtà: Letto di Procuste:



I malcapitati vengono stirati a forza se troppo corti, o amputati qualora sporgano dal letto.


Scriveva in una delle Sue riflessioni giorni fa (non mi ricordo dove né le parole esatte ma più o meno il contenuto era questo):

Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu chiesto loro quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse: 

“Spacco le pietre”, rispose il primo; 

“Mi guadagno da vivere”, rispose il secondo; 

“Partecipo alla costruzione di una cattedrale”, disse il terzo

La commissione che interrogherà sta portando avanti il compito più delicato che possa esserci in un Paese: Leibniz dice che "chi è maestro di scuola può cambiare la faccia del mondo. Un insegnante colpisce per l’eternità, non si può mai dire dove la sua influenza si fermi." Ecco, lo Stato attraverso i suoi funzionari sta decidendo il volto futuro di un intero paese.



Vito Piazza, grazie del confronto, mi faceva piacere riflettere insieme a qualcuno di alcune contraddizioni che avevo trovato in questo percorso...

Scriveva (o citava) da qualche parte, vado a memoria... "la vera conoscenza è quella che rimane quando si dimentica tutto il resto".

Perché la sensazione che abbia PERSO un'ora nell'esternare riflessioni sulla scuola? 

È vero che il sapere, il saper essere, il saper fare, il saper apprendere sono competenze generali che hanno esattamente lo stesso peso fuori dai manuali, nella vita reale? 

Sensazione di impasse dovuta al fatto che teoria e vissuto della scuola sono ortogonali.

In sintesi quello che cercavo di dire con il mio  monologo delirante per Lei è che i consigli che care persone intorno a me (funzionari dello stato) mi hanno dato (e che seguirò pedissequamente in caso arrivassi all'orale per avere una possibilità di passarlo...) rivelano che molta della teoria che abbiamo studiato/vissuto/predicato nella scuola, sia purtroppo nella sua essenza ancora molto lontana dal "sentire comune" profondo di ognuno di noi.


Amen.



LaProf.chestudia

(Tommaso Franci, che figura retorica è? Endiadi, Iperbole o Ossimoro?)



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