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Episodio 2 CONFRONTO -una scusa per scrivere un'analisi di caso da sottoporre alla Preside

Aggiornamento: 15 apr 2019



Cara Preside,  spero che stia bene e che tutto vada per il meglio nella Sua vita personale, familiare e lavorativa.  ... Per quanto mi riguarda alterno lo studio matto e disperatissimo dello studio di caso per l'orale che ancora non so quando (e se) sarà (incrocio le dita) alla realtà dei casi della scuola in veste di genitore. L'aver visto la scuola dai vari punti di vista (studentessa, docente, insegnante, genitore e ora... a livello burocratico è utile per avere una lettura a tutto tondo dei casi reali che la vita scolastica ci mette davanti (anche da genitore).  Approfitto del privilegio che i lavoratori della scuola hanno di poter interloquire direttamente con la Dirigenza, per presentarLe una vicenda -assolutamente irrilevante, me ne rendo conto- che mi vede coinvolta presso la nostra scuola; un “caso” reale di corresponsabilità scuola famiglia (tra l'altro immagino che siano poi i casi più frequenti nella vita quotidiana della scuola); ormai la vita vera è solo un pretesto per analizzare la normativa che vi è sottesa… Mi scuso per il tempo che Le farò perdere e La ringrazio anticipatamente per ogni Suo eventuale suggerimento (teorico e/o pratico): sarà per me prezioso. Protagonista è N., un bimbo della classe ....amico di mio figlio A. che domenica lo ha invitato a giocare. Per come lo conosco è un bambino brillante, educato, vivace come sono i bimbi sani di 7 anni. La mamma mentre i bimbi giocano mi racconta informalmente di essere preoccupata delle parole delle maestre che le hanno riferito della tendenza a distrarsi del bimbo e sapendo che sono insegnante dello stesso Comprensivo (sebbene in congedo) mi chiede un parere in merito all'opportunità di rivolgersi ad un "professionista" per avere eventuali strategie e suggerimenti. Le ho consigliato di non farlo indicandole grosso modo la normativa (NOTA 1) e allo stesso tempo ho suggerito (NOTA 2) in modo informale al bimbo alcune strategie operative da provare a proporre alle maestre utili per mantenere la concentrazione che oltre ad essere ampiamente supportate dalla bibliografia in materia (NOTA 5)  nella mia esperienza di Docente (e di genitore) nonostante l’apparente semplicità - o forse anche grazie a questa - hanno dato buoni risultati con bambini, adolescenti ed addirittura con gli adulti! (sicuramente le conoscerà già, comunque trova la descrizione delle due strategie: “MI CONCENTRO” e “MI CALMO” nella (NOTA 3).  Ultimo atto della vicenda vede le maestre invitarmi per martedì ... per un confronto insieme anche alla madre, del bimbo.  Su questo punto (NOTA 4) mi farebbe piacere avere un Suo parere nel caso ovviamente riuscisse viste le numerose altre problematiche che la quotidiana gestione della scuola comporta (ubi maior…). RingraziandoLa ancora dell’aiuto, del supporto costante e della disponibilità al confronto che non rimane mera intenzione programmatica come purtroppo avviene spesso, ma costituisce l’essenza del colloquio la vera Buona Scuola, Le porge un cordiale saluto, La Prof. che studia

NOTA 1: SOS normativa nel tracciare il confine tra SCUOLA e FAMIGLIA Innanzitutto ho individuato quale fosse il nocciolo del problema: l'annosa questione della concorrenza SCUOLA FAMIGLIA (come succede tra Stato e Regione:  bisogna sempre ricordare quali sono le competenze di ognuno perché il contrasto non diventi conflitto, sperando di riuscirci).  Il conflitto -leggiamo nel sito DIPARTIMENTO FUNZIONE PUBBLICA che dà consigli operativi in vista della PREVENZIONE DEL CONTENZIOSO (nell’ambito del buon andamento esplicitato nella realizzazione dell’interesse pubblico che deve conformarsi ai criteri di EFFICACIA, EFFICIENZA DELLA P.A…) può essere generato dall'invasione da parte dell'altro del proprio ambito spaziale, di ruolo professionale, ecc., ovvero quando si verifica un'invasione del proprio uovo prossemico e/o psicologico. Quindi: dove finisce il ruolo della famiglia e dove comincia quello della scuola? Ce lo dice la Costituzione (articoli 30-33-34)  “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educarei figli...” ; “…La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole...” ;  “La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita...”   DOVERI GENITORI: MANTENERE, ISTRUIRE ED EDUCARE I FIGLI; Il genitore potrebbe quindi decidere di avvalersi dell’istruzione familiare (con l’iter relativo) ma… dal momento in cui la famiglia sceglie come agenzia a cui “appaltare” l’istruzione obbligatoria del figlio la scuola pubblica, bisogna che poi rimanga all’interno dei confini che tale scelta comporta… Quali sono questi confini? L’ articolo 27 del CCN 2016-2018 definisce il profilo professionale dei docentiche risulta costituito da competenze disciplinari, informatiche, linguistiche,psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo- relazionali, di orientamento e di ricerca,documentazione e valutazione tra loro correlate ed interagenti, che si sviluppano col maturare dell’esperienza didattica, l’attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica. I contenuti della prestazione professionale del personale docente e si definiscono nel quadro degli obiettivi generali perseguiti dal sistema nazionale di istruzione e nel rispetto degli indirizzi delineati nel piano dell’offerta formativa della scuola.ç Quindi chiedere strategie operative da parte della famiglia ad altre istituzioni non è qualcosa che possa essere fatto  “alla leggera”, potrebbe infatti sottintendere (pur senza volerlo) un’inadempienza contrattuale delle docenti, una violazione quindi di un proprio dovere, una negligenza.

(Nel caso ipotetico in cui le Maestre volessero suggerire una visita specialistica, l’iter da seguire lo troverebbero dettagliato nel Piano Annuale per l'inclusione...) Dicevo, pur non volendo quindi, chiedere strategie ad altri Istituti della P.A. potrebbe costituire una segnalazione di una violazione dei propri doveri da parte del Docente 

(ricordo il Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 -PARTE III - PERSONALE DOCENTE, EDUCATIVO, DIRETTIVO E ISPETTIVO 2. Al personale predetto, nel caso di violazione dei propri doveri, possono essere inflitte le seguenti sanzioni disciplinari: a) la censura; b) la sospensione dall'insegnamento o dall'ufficio fino a un mese; c) la sospensione dall'insegnamento o dall'ufficio da oltre un mese a sei mesi… Ecc. ecc.


Art. 493 - Censura: 1. La censura consiste in una dichiarazione di biasimo scritta e motivata, che viene inflitta per mancanze non gravi riguardanti i doveri inerenti alla funzione docente o i doveri di ufficio.


Art. 494 - Sospensione dall'insegnamento o dall'ufficio fino a un mese 1. La sospensione dall'insegnamento o dall'ufficio consiste nel divieto di esercitare la funzione docente o direttiva, con la perdita del trattamento economico ordinario, salvo quanto disposto dall'articolo 497. La sospensione dall'insegnamento o dall'ufficio fino a un mese viene inflitta:

a) per atti non conformi alle responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione o per gravi negligenze in servizio;

b) per violazione del segreto d'ufficio inerente ad atti o attività non soggetti a pubblicità (ecc. ecc.) NOTA 2) CONSIGLIO INFORMALE PER IL BIMBO (COLLABORAZIONE TRA COLLEGHE DELLO STESSO PLESSO Al centro dell'attività educativa c'è il bimbo; il suo interesse deve essere sempre prioritario.  Ho quindi proposto a N. di mettere in pratica una strategia operativa di risoluzione del problema nell’ambito di quella collaborazione tra docenti dello stesso Comprensivo che ha ispirato la normativa dalla Bassanini ad oggi e che si può sintetizzare con: “fatto il Comprensivo, occorreva fare gli insegnanti del Comprensivo“. Nel Piano nazionale di formazione del personale docente per il triennio 2016-2018 ad esempio leggiamo..“Tuttavia non è solo il singolo insegnante, ma piuttosto l’insieme dei docenti a caratterizzare una scuola o un sistema di scuole e a determinarne la qualità. Il capitale professionale dei docenti è la risorsa immateriale che rende grande una scuola ed il suo paradigma è la cultura professionale collaborativa.” La stessa Commissione Europea da tempo ha evidenziato che quella del docente è una professione che richiede qualifiche specifiche, che comporta un apprendimento lungo tutto l’arco della vita e che si sviluppa all’interno di una comunità professionale e sociale. Questo profilo, che è già richiamato in termini generali nella legislazione italiana, trova conferma nelle più accreditate ricerche internazionali, come nel rapporto Teachers Matter dell’OECD (2014): “Al docente va offerta l’opportunità di continuare a riflettere in maniera sistematica sulle pratiche didattiche; di intraprendere ricerche; di valutare l’efficacia delle pratiche educative e se necessario modificarle; di valutare le proprie esigenze in materia di formazione; di lavorare in stretta collaborazione con i colleghi, i genitori, il territorio” NOTA 3) RICETTA PER LA CALMA E LA CONCENTRAZIONE: RISULTATO GARANTITO IN TEMPI BREVI. 

È stato il bimbo stesso a chiedermi due strategie alla luce della mia esperienza personale e professionale.

1) Una strategia per “concentrarsi” 2) Una strategia per “calmarsi”

1) Per rimanere concentrato ho suggerito a N. di trovare da solo quale potesse essere la soluzione migliore.  Le implicazioni pedagogiche e didattiche che ne conseguono derivano a mio avviso in realtà anche dalla mera presa di coscienza del fatto che si ha un problema “chi ben comincia è a metà dell’opera!” . Dopo averci riflettuto per iscritto con il metodo del problem solving (pioggia di idee e conseguente eliminazione delle idee non realizzabili) il bimbo è arrivato alla soluzione che avrebbe proposto l’indomani alle maestre un “contratto” dove avrebbe chiesto la possibilità di avere un numero massimo di pause ossigenanti giornaliere (da decidere insieme alle maestre); per rendere le pause tangibili e imparare a gestirle ho consigliato a N.  di attaccare sul banco un numero di post-it corrispondente al numero di pause concesse e via via che li avesse usati eliminare le pause già consumate… fuori dalle quali si sarebbe impegnato a mantenere la concentrazione. Es.: Contratto tra N. e le sue maestre: Io, N., mi impegno a concentrarmi e a rimanere attento in classe e chiedo alle mie maestre di concedermi (5) pause ossigenanti nell’arco dell’intera giornata durante il mese di febbraio. Noi, maestre autorizziamo N. a chiedere massimo (cinque) pause ossigenanti all’interno di ogni giornata. Il numero di cartellini-pausa usati verrà annotato ogni giorno per registrare il miglioramento del bimbo. Per ritrovare la calma, gli ho invece consigliato di raffigurare su di un foglio la propria rabbia. Quello sarebbe stato il suo album magico per l'autocontrollo. A mio avviso è nuovamente il distanziamento che comporta la presa di coscienza e la quasi immediata risoluzione del problema - tra l’altro ho scoperto essere un metodo funzionante dai due ai novantanove anni, da provare e consigliare a tutte le età anche grazie all'effetto catartico che ha poi accartocciare e buttare via il disegno della propria rabbia che viene così allontanata.  I lati positivi di queste due proposte sono innumerevoli e facilmente identificabili: si tratta di sentimenti propri di ogni essere umano; riconoscere che si tratta di un problema che accomuna grandi e piccini e la cui soluzione può essere valida anche per un adulto è già un primo traguardo per il bimbo. Il “successo formativo” come sappiamo è un traguardo che interessa il percorso di vita della persona, e che lo accompagnerà lungo tutto il corso della sua vita, anche oltre l’esperienza scolastica, rispetto alla sua capacità di realizzarsi. (REALIZZARE che  LA SOLUZIONE AI PROPRI PROBLEMI è insito nel problema stesso: BASTA SOLO GUARDARLO CON ATTENZIONE o cambiare il punto di vista sarà un insegnamento per tutta la vita). Il principale obiettivo della scolarizzazione si può riassumere infatti nella “riuscita” del soggetto perché possa realizzarsi come individuo (autorealizzazione) non isolato, ma capace di interagire con gli altri e comprendere la realtà sociale e materiale. (POSSO CONTROLLARE IL MIO COMPORTAMENTO, C’È UNA DISTANZA TRA QUELLO CHE FACCIO E CHI SONO; POSSO CONTROLLARE IL PRIMO ASPETTO; SE VOGLIO POSSO CAMBIARE L’ETICHETTA CHE SENTO DI AVERE ATTACCATA), capace di con-vivere con i suoi simili (I COMPAGNI APPREZZERANNO L’IDEA DELL’ALBUM DELLA CALMA  CHE NASCE SOPRATTUTTO CON L'INTENZIONE DI COSTRUIRE CON LORO UN BUON RAPPORTO; si sentiranno così IMPORTANTI, RISPETTATI, VALORIZZATI e a loro volta andranno incontro a N. nei momenti difficili, o di bisogno). In sintesi l'obiettivo ultimo dell'istruzione dovrebbe essere quello di  avere la possibilità di scoprire e riuscire ad esprimere al meglio le proprie inclinazioni, potenzialità, “talenti” o “intelligenze” (autoconsapevolezza)  (Un percorso orientato al “successo formativo” deve essere quindi attento a comprendere, suggerire, indicare, valorizzare le differenze e le potenzialità “di tutti e di ciascuno”. Ogni ragazzo viene quindi messo in condizione di conoscere le proprie caratteristiche attitudinali, risorse, limiti, desideri, aspirazioni, grazie al confronto con gli altri e la realtà, per costruire via via un progetto di vita (IL PROBLEMA DELLA RABBIA E DELLA CONCENTRAZIONE È COMUNE A TUTTI GLI ESSERI UMANI; SI RIESCE COSÌ A TRASFORMARE UN APPARENTE PROBLEMA IN UNA RISORSA). NOTA 4: INCONTRO CON LE MAESTRE Eccoci finalmente alla ragione che mi ha spinto a scriverLe (¡Caminante no hay camino, se hace camino al andar!): non essendo la madre del bimbo credo di aver bisogno di una Sua autorizzazione (anche per entrare nella scuola) È forse il caso di spostare la riunione in un bar per sottolineare il carattere assolutamente INFORMALE della stessa? Nel caso invece decidessimo di vederci nei locali della scuola, trattandosi di un incontro FORMALE dovremmo redigere un verbale? Come si giustificherebbe questo incontro? Dovremmo chiamare anche il padre? Non vorrei sinceramente che proprio a causa della forma si trasformasse  un consiglio che il bimbo avrebbe dovuto dare in autonomia alle maestre in un’ottica di collaborazione, in un problema che in realtà non sussiste (problema che come analizzavo nellanota 1 non solo riguarderebbe N. ma in ultima analisi le maestre!) Che cosa ne pensa?   Sicuramente bisogna anche considerare il fatto che la richiesta di incontro presenta due aspetti indubbiamente positivi nell’interesse del bimbo: 1) INTERVENTO SUPER PARTES (tra i suggerimenti operativi per la prevenzione delle controversie nel sito della funzione pubblica già citata leggiamo: “alcune situazioni di conflitto possono richiedere, per essere gestite, l'intervento di un soggetto terzo che però per essere efficace deve possedere due caratteristiche: essere equidistante, ovvero mantenere una distanza orizzontale uguale tra le due persone in conflitto, ed essere super partes, ovvero mantenere un'uguale distanza verticale nei confronti delle due persone.” 2) IN SÉ È INDICE DI ATTENZIONE VERSO IL BAMBINO (ho sempre considerato l’iperattività o sindrome d’attenzione non come una mancanza di attenzione del bambino, ma come una RICHIESTA di attenzione di quest’ultimo); la richiesta di incontro anche con me da parte delle maestre è la prova di quello che già sapevo dalle voci di corridoio grazie alle quali in una scuola spesso non c’è bisogno del “comitato di valutazione”: dalla portineria alla segreteria, tutti sanno chi è “bravo”. So che i genitori le definiscono autorevoli; quindi credibili. Il bravo insegnante infatti è un punto di riferimento, le sue affermazioni hanno il significato di verità, sicurezza, non è solo conoscenza della materia ma è la personalità che si presenta convinta e convincente, coerente, capace di svolgere il proprio ruolo e di manifestarlo anche nel silenzio, con la sola presenza. E persino nell’assenza, poiché l’insegnante viene introiettato e c’è anche quando non c’è, si può giungere a una presenza che dura una vita.L’autorevolezza non è mai autoritarismo, che si veste della violenza e della minaccia del potere.  La qualità che segue subito dopo è la partecipazione alla scuola (di cui abbiamo costanza con la stessa richiesta di questo incontro). Una presenza attiva, animata dalla voglia di dare, di fare sempre meglio senza mai chiudersi in una recita fredda, seguendo uno stanco copione che si ripete da anni. La si misura con il desiderio di andare a scuola, di entrare nell’aula, di tornare il pomeriggio.  La partecipazione è condizionata dal modo di pensare, dallo sforzo di percepire e far percepire qualsiasi argomento in maniera accattivante, interessante e aggiornata, dunque in una versione sempre nuova poiché nulla nelle discipline insegnate rimane immutato e l’insegnante deve coglierne le novità. Ma c’è una partecipazione che riguarda l’affettività e che esprime la voglia di trasmettere quello che uno sa e che ha raggiunto in tanti anni di approfondimenti. Un sapere che si coniuga con la passione o almeno con il piacere. Il piacere di insegnare  che riesce a dare un senso alla nostra vita, grazie al fatto di proporci agli allievi come insegnanti e con un sapere specifico e però riuscire al tempo stesso a trasmettere la gioia della scelta. Ecco, per queste e molte altre ragioni su cui ora però non mi dilungherò - già ho superato la soglia umana d’attenzione-  da una parte credo che sia giusto rispondere positivamente all’invito delle maestre; dall’altra credo che se non gestito nei modi opportuni questo incontro potrebbe rivelarsi paradossalmente dannoso! (eterogenesi dei fini). Quindi forse credo che, se non sentissi altro da parte Sua, avendo già spiegato in modo dettagliato il mio suggerimento in questa mail che famiglia e maestre stanno leggendo, forse declinerei (informalmente) l’invito;  in caso di dubbio: il buon senso. Ricordiamoci allora della saggezza popolare che ci consiglia -nell' interesse di tutti-  “chi non fa non sbaglia” e  “di buone intenzioni, aggiunge,è lastricata la via dell’inferno. NOTA 5 RIFERIMENTI GENERALI https://laprofchestudia.wixsite.com/website/blog/libri-in-utili?fbclid=IwAR1uVXSDejjNwxY_IHlnTQfSkT1015CZKKVREvO2j4kdLhgnT3yiO_dVB3I epilogo reale


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